Le parole non dette


Calmami, mi implorasti dal letto

da cui non ti saresti più alzato.

Calmami, calmami aiutami a

stare sereno, posami la mano

calda qui sulla fronte, stringimela

forte la mia mano solcata dalla

morte che sta là nascosta dietro la

porta, non la vedi ma la senti lei

con i suoi molti denti, lei che aspetta

che si sieda il tuo cuore stanco,

il respiro che arranca, l’occhio

liquido ceruleo incredulo

blando sulla maschera d’ossigeno

verdina, trasparente, m’è rimasto

in mente questo particolare non

so perché, non c’è perché nel morire

 

Timida lacrima sul mio sorriso

di circostanza, sulle spalle sento

gravare il peso di questa stanza

bianca, spaziosa, tentenno nel dire

qualcosa, esce solo "stai tranquillo"

che cosa stupida da dire a chi

sta per morire, e lo sa. Con ben altra

profondità mi guardi un’ultima

volta, quello sguardo che carezza con

un brivido rivedo, e mi lasci

la più preziosa delle eredità:

abbi fiducia dici, non per me che

sono alla fine ma per te, abbi

sempre speranza, lei ti guiderà

 

Ho chiuso il groppo in gola, troppo

per me vigliacco, ho detto ciao ma non

“ti voglio bene”, perso l’occasione

sono uscito barcollando lento

ancora me ne pento, un ultimo

abbraccio te l’ho dato nella cassa

un bacio sulla fronte fredda, non eri

più, solo pelle rigore ed ossa

e pure ti ricordo ancora bello

 

Ho pianto finalmente, ho pianto per

quello che forse era un padre come

tanti non celebro la morte di un

eroe, coi suoi difetti i suoi tormenti

come ogni uomo parlava poco

e io come lui taciturno rimango

ma avrei voluto quella volta almeno

dirgli “ti voglio bene”, non l’ho detto.

Uomo fatto, mi assale a volte

quel rimorso, e sempre lo rimpiango