Daimon


Demone dentro di me tu che sei me

con dedizione giorno dopo giorno

in cattività allevato, ecco

sento rullare in lontananza

tamburi al passo della marcia

le urla dei comandi

i fischi, lo schiocco delle fruste

afrore di schiuma di cavalli 

fango e cuoio intriso di sudore

e lunghe folate d’aroma 

di cordiale e d’acquavite

annunciano le urla degli occhi 

sbarrati dei tuoi fanti, e le bestemmie

oscure dei cannoni

e il gorgoglìo del sangue

 

Demone cembali, voci flautate

e cornamuse hai scatenato insieme

perché non tolleri rifiuti

e non cedi ciò che possiedi,

nonostante a volte le apparenze.

Il tuo vento Demone sul viso

e paesaggi inauditi ripiegati

e deformi sciolti nel calore

un tremore vibra nelle viscere

poi s’acquieta, incalzante il senso 

di qualcosa che sta per accadere

 

Ti convoco nel buio e all’erta attendo

Demone, il tuo soffio alla candela

refoli di vento nella stanza

mugolano onde di tempesta

sbattere di porte in lontananza

pianti di infissi

percossi alla finestra

il crepitio che precede il boato

lampo maligno d’un dito arcuato

stridio d’acciaio, volano scintille

ecco finalmente la lotta, e ignota

l’energia che sgorga dal profondo

 

Demone dell’odio che ben sai 

che cederai ma non ti penti

di un’ora fiammeggiante di battaglia

resterà nel mio incubo il rumore 

di violenza che pulsa come sesso

e vestigia del demone che morto

risorge e si rigenera e rinasce

 

Con dedizione giorno dopo giorno

in cattività allevato, ecco 

ti sento già rullare in lontananza