Verticale

 

Lavoro che non paga dividendi

la fatica dell’uomo verticale

una scelta non proprio popolare

chiedersi cosa bene, cosa male

discernere fra giusto e sbagliato

non accettare niente per scontato


Remare la vita controcorrente

roso dal sole battuto dal vento

pelle levigata dallo scontento

ma nonostante tutto lento sale

ha scelto di sfregarsi con la vita

non barare, non mentire amare

per davvero fino a farsi male

non lamentarsi non rinfacciare

esser grato di ciò che lo consuma

ancora dritto, non chino il capo

senza viscidi inchini, baciamani

 

Nessun premio per l’uomo verticale

che, vergogna, fa ciò che non conviene

contravvenendo al comandamento

osa ciò che il mondo non perdona:

disprezza dire “chi te lo fa fare”

e sceglie di buttare soldi e tempo

in ciò che crede giusto, suo malgrado


Non molto  amato chi non sta al gioco

il silenzio dell’uomo verticale

dice ciò che non vorresti sentire:

quanto sei misero e veniale

contare soldi, contare minuti

rapace la tua mano che afferra

vorace sghignazza, li hai fottuti!

 

Duro lavoro l’uomo verticale

sul profilo dritto all’orizzonte

scava in parete le proprie impronte

atleta del lavoro su sé stesso

asceta volontario del pensiero

filosofo di specie che vive su

periglioso acrobatico sentiero

gimnosofista praticante

d’aristocratica antropotecnica

dilettante, vetusto apprendista

consunto principiante ogni giorno

e oltre, mai sazio fino alla morte.

Non ci si nasce baciati da sorte

si sceglie invece di seguir la voce

che per nome ti convoca e dice:

lavorerai per essere migliore

accetterai ogni cosa col sorriso

sarai chiamato stolto e poco furbo

e pagherai per essere diverso

ma silenzioso solo con i fatti

farai gratuito dono per converso

 

Come vedetta rara e verticale

vigila costui innanzitutto

su sé stesso, censore abituale

teme presunzione che dalla porta

occhieggia, e una dimenticanza

una distrazione, un cenno basta

per farla accomodare, prospera

e pingue nell'umana debolezza.

La catastrofe ci colpisce nella

narcosi acquiescente rispetto al

mondo, ma sussegue anche il pigro

filosofeggiare meditabondo

nella sicura zona di conforto

l’equidistanza che non vuol far torto

l’indecisione che continuamente

seziona, soppesa, esitando non

osa, aspetta il momento perfetto

che naturalmente mai non arriva

non sia detto sporcarsi le mani mai

 

Non so quanti lo possano capire

non so quanti lo possano vedere

l’uomo verticale, plasticamente

scavalcare i cancelli, fra palazzi

più brutti che belli, nei condomini

ordinati dall’ampio porticato

dove indaffarato sei passato

distratto, non ci pensi affatto

mentre sovrappensiero passeggi


Verticalità modo di vivere

orientato secondo proprie leggi

ne paghi il prezzo ma non ne fuggi

anche se i più ti credono pazzo