Nostra specie animale


Non avrai altri che t’ameranno così

celebrando ogni mattina te solo

ogni cenno di saluto assonnato

il tono della voce al richiamo

la mano sul guinzaglio alla porta.

Rocco, mio fido compagno di gite

goffo ingombrante, dolce ansimante

luna che gira e attende al suo sole

io inadeguato inuso padrone

mi porti a spasso fra portici e aiuole

muscoli e cuore fai tonici e snelli

vita m’insegni muovendo la coda

che tutto passa con una dormita

non c’è domani di cui preoccuparsi 

stupide inutili le umane angustie

alzi la zampa e la fai proprio lì

 

Nessuno grand’uomo, nessuno speciale

banali giorni che tutti viviamo 

secondo sì nostra specie animale

io uomo tu cane tu meglio di me

tu vero io fingo a imparare da te

gioir del presente, leccarsi le palle

piantarla con tutti i vecchi perché

come non fossero gli stessi già triti

da miliardi di altri prima di me

su, fino al genio d’Adamo demonio

primo al dilemma del perché e perché no

 

Andiamo Rocco, andiamo a trovare

cosa che valga la pena annusare

son fra i rifiuti tesori nascosti

carcasse di morte, memorie del volo

tracce odorose sui basamenti

segni di simili invano passati

un uomo ed un cane insieme a portare

cuore, coraggio e farseli bastare

 

Quaranta chili di pelo marrone

lucido al sole ti siede sui piedi

e guardiamo gente pazza passare

in corpore nostra specie animale

perplesso obliquo fiducioso sguardo 

la lingua fuori, il labradòr t'attende

chi mai ti amò così dacché nato

fu cane per uomo, uomo per cane

insolubile fraterno legame

la stretta del guinzaglio che ci lega

non è solo di questa corda grossa

 

Noi ibrida antica specie animale 

di lavoro, caccia, guardia e vagare

noi metà di certificata razza

dopo secoli ancora siamo qui

io uomo tu cane, insieme di più

insolubile fraterno legame

chi mai ti amerà più di così?