Chronos


Quante imboscate tentate, Chronos 

voltandomi di spalle all'improvviso

nascosto negli angoli aspettando

telefonando alle due di notte

ma tu a me non ti sei mostrato mai

hai portato via i rari amici

hai cresciuto subdolo i miei figli

e porti nuovi volti sconosciuti

 

In insondabili profondità

compresso a pressione controllata

ghermito dal Demone che possiede

invano ancora ti ho cercato

scandagliando il fondale pallido di

quell'acquitrino di luna velata

costante ti ho braccato paziente

sorvolando le code agli incroci

sorvegliando i bivi di giornata

alla posta sui passi frequentati

ho sopportato la luce che ogni 

giorno mandi, o padre degli dei,

per alleviare il peso delle buie 

profezie, e celebrare il tuo

carosello di nati e di morti

 

Ho ricordato il tuo retrogusto

distillata quotidiana minaccia,

udito il tuo respiro prima del 

fulmine, atteso il tuono che segue

immobile aspettandone il passaggio

e intanto si spregiano i tuoi doni

e si ignora quanto sarà raro

che uomini fatti si abbraccino

solitudini perdute nel tempo

 

Indomo ti aspetto ancora la mattina

nello specchio in penombra ti ritrovo

e poso la mia testa sul tuo petto

mi affascina ancora il tuo respiro

e mi commuove