11 - Pratica


Il culto dello spirito e della saggezza, la purezza, la rettitudine, la castità e la non nocività: questa è “ascesi corporale”

 

Il linguaggio che non turba né ferisce, che è veridico, gradevole e benefico, così come l'assiduo studio personale, questa è “ascesi della parola”

 

La chiara serenità della mente, la dolcezza, il riserbo silenzioso, la padronanza di sé, la purezza di sentimenti è detta “ascesi mentale”

 

Questa triplice austerità, quando è praticata da persone con la fede più alta, che non si aspettano ricompensa e che stanno in raccoglimento, è detta sattvica

 

L'austerità che si pratica per ottenere onori, riguardi, venerazione è detta rajasica, instabile, effimera

 

L'austerità praticata con ostinazione cieca, torturandosi o allo scopo di annientare altri, è detta tamasica


11.1           

Le pratiche si compiono incessantemente col corpo, con le parole, con i pensieri.   

Le pratiche del corpo compiono atti mai nocivi per sé e soprattutto per gli altri.

Le pratiche della parola accarezzano gli altri e il proprio cuore.  

Le pratiche della mente purificano il pensiero e il sentimento.

11.2                              

Bada, è verità infinite volte provata che chi pratica sarà considerato dal mondo, per gli atti che compie, incapace di fare i propri interessi, imbelle per le parole che dice, pusillanime e fesso per i propri atti, e privo di ambizione per i pensieri cui informa il proprio modo di vivere. 

Sii pronto a sopportare ciò, questo è gran parte della pratica.

11.3

Praticante, sarai biasimato e deriso perché troppo saldo nella padronanza di sé per cedere alla brama della ricompensa degli atti.      

Nulla scatena la violenza e la rabbia quanto l’esempio di una diversità libera, senza brame sul mondo, diversa.  

Ti chiederanno se ti senti superiore a loro, ma non attenderanno la risposta, avranno già il bastone in mano. Non sarai perdonato per questo.

11.4

Sii pronto allora a evitare discorsi, a sviare il sospetto, a dissimulare per non turbare gli ignoranti, e non dare perle ai porci che ti si rivolterebbero contro.

Non è ipocrisia, è agire senza provocare gratuitamente chi non può capire, indossare l’abito proprio dello scorcio di secolo che ti rende invisibile; non ti costerà fatica perché saprai che ogni luogo e ogni tempo ha la sua maschera, e una vale l’altra, non fa differenza per la pratica