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Non ho mai sopportato il compito

designato, e il ruolo ingrato di

essere uno ed uno soltanto

poeta calciatore saltimbanco

dottore buffone innamorato

figlio padre marito genitore

atleta intellettuale trafficante

mistico svagato presenzialista

faccendiere pellaccia nichilista

cinico solipsista disperato

faccia comune del tipo sbagliato

uomo, donna, esteta raffinato

bevitore tossicodipendente

asceta astemio scienziato

immigrato barbone poveraccio

nobile decaduto parvenu.

Nessuna etichetta incasellerà

questo groviglio che ognuno ha dentro

lode sia eterna a chi ha creato

questo splendore così complicato

sterminato frattale di incoerenza

cornucopia di potenzialità

 

Non accetterai nessuna etichetta

nessun mestiere mai diventerai

differente e opposto in ogni giorno

come ogni giorno fosse carnevale

ribaltando ruoli e faccia e vesti

senza mai centro gravitazionale

ruotando fino alla vertigine

ch’è sempre solo voglia di volare

 

Non è così leggero un bel sogno?

Non varrebbe una rivoluzione?

Un senso al sangue di tutti rosso

versato in un mondo di prigioni

di gabbie, sbarre e bastoni, o di

tetre segrete nelle nostre teste

disperazioni silenziate dal

presunto benestante buonumore

muti dolori addomesticati

naufragi strapieni di vuote cose

rancori che ridono, sazi ventri

invidia che brucia sentimenti

deserto affollato di passanti

letti pieni di noia e figuranti

mendicanti un bacio autentico

cui appendere senso e affanni

 

Tutto questo, e un mondo di niente

non varrebbe una rivoluzione?

Insieme tutti tutto e tutti niente

un mondo senza muri, differente

non ne vale la pena di morire?

Sembra proprio di no, ridono tutti

non proprio vivi ma sopravviventi

con bocche bianche di costosi denti

lustrando targhe d’ottone alle porte

soffiando sfregando perché siano

lucide brillanti, dov’è lucore e

decoro più facile è nascondere

i peccati le colpe e le pene.

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