3 - NATURA


La natura non è benevola o malevola verso l'uomo più di quanto non lo sia con ogni altra specie animale, vegetale, minerale.

Suo unico scopo è la riproduzione della specie: la vita o la morte del singolo esemplare, o di un milione di esemplari, le sono del tutto indifferenti: ciò che conta è la continua nascita, dopo un esemplare ce ne sarà un altro, dopo una  specie ce ne sarà un'altra.

L'eterno ciclo di nascite e morti è tragicamente inumano quanto prosaicamente naturale, ci umilia con la sua inarrestabile continuità mostrandoci la nullità cui siamo destinati.  L'unica certezza per chi nasce è dover morire, come tutte le cose di natura.

Per difendersi dalla debordante, avvolgente e travolgente potenza della natura l'uomo ha inventato la tecnica, per proteggersi dalla fatica e dal dolore, e nel sogno dalla morte, e innumerevoli bellissime storie da raccontare.

Natura matrigna, già la diceva eterno il poeta

e pur ciò nonostante ancora s’illudeva invano

che anche la peggior madre porta al figlio quale che sia

sentimento, foss’anche rimpianto per gioventù rubata

o fastidio per creatura generata con sofferenza 

fosse la peggior malata innaturale proiezione

ma pur sempre sentimenti, non lasciano indifferenti

 

Questo mondo acefalo non ci porta invece rancore

non sa cosa sia amore, se non istinto stagionale

effervescente si riproduce senza saper chi siamo

non ci vuole bene non ci vuole male, semplicemente

non gli importiamo, non è diversamente per ogni erba

per ogni sasso, per ogni raggio di luce al mattino

per ogni atomo di pulviscolo danzante nel vento

siamo fortuito accidente di ossigeno e carbonio

e azoto, forse in umido ai raggi solari esposto

nati solo per giusta temperatura e sua varianza

esotica rara semenza di questo bel pianeta blu

 

Montagne di ossa, silenziosi continui funerali

chimiche reazioni di sostanze e sali minerali

incessantemente ingrassano inverdiscono la terra,

che conta se uno è morto? Che conta se uno ama?

Innumerevole è il solo numero che sempre conta

il muto numero di ciò che imperituro diuturno nasce

null’altro importa, solo che ogni specie nasca sorga e

voli come incontenibile fenice, sia pure il suo

tempo un secondo un giorno un’ora, poco importa

tutto attorno lavora mai sazio Crono che divora

 

Che tutto ciò sia così naturale eppure inumano,

così profondamente indifferente al nostro destino

è tanto umiliante per ciò che ognuno sente e vive

così difficile da accettare, che si è dovuto sublimare

fin dai più remoti tempi antichi, prima della storia

quando solo i gesti e la parola confortavano

l’uomo sparuto, scosso fra mille minacce e paure

debole indifeso ai venti ed alle fiere, stretto

in gruppo per farsi forza, consolarsi nelle notti nere

e sognare, sotto reciproca sorveglianza, sognare

una danza che nel calore del ritmo renda il futuro

sicuro, e voci di divini paterni animali

che nutrono e vestono, e rossi dipinti sui muri

paiono volare in altri mondi, con le loro ali

messaggeri di ciò che non vedi, annunciare il domani

 

Troppo duro, insopportabile forse avere come

unica certezza quella che dividono tutti i nati

non è cosa che mansueti si possa vivere pensando

senza avere una rassicurante promessa che c’è

un domani, un premio un senso in questo da capire

e c’è anche speranza certa di alleviare le pene

di contrastare il dolore, difendersi, prosperare.

Ingegnoso arguto osservatore, di problemi

innato solutore l’uomo sviluppò, o rubò agli dei

insinua alcuno, tecnica e sue infinite capacità

inizio di una storia da esserne certo orgogliosi

unica vera evoluzione di dolente umanità